mercoledì, maggio 28, 2008

Ma la Poli Bortone non sa che il Pon Sicurezza...

Un piano casa per i rom con fondi derivanti dai beni confiscati alla mafia e un censimento sulle reali presenze per verificare "la loro disponibilità a un'integrazione sociale". A inoltrare queste richieste è il senatore del Popolo delle Liberta', Adriana Poli Bortone, che ha rivolto un'interrogazione, con richiesta di risposta scritta, al ministro dell'Interno Roberto Maroni. Nello specifico la Poli Bortone chiede al ministro Maroni di sapere se non ritenga "di poter utilizzare in un Piano Casa per i Rom i fondi stanziati per i Pon Sicurezza oppure quelli derivanti dai beni confiscati alla mafia" (....) I Comuni si trovano spesso ad affrontare la questione con fondi assolutamente inadeguati. Per questo sarebbe utile poter utilizzare i fondi dei Pon Sicurezza per un Piano Casa per i Rom''. (da http://www.vita.it/)
La senatrice Poli Bortone è persona accorta e preparata, tuttavia mi sembra che questa volta non si sia adeguatamente documentata. Il Programma Operativo Nazionale "Sicurezza per il Mezzogiorno d'Italia", per semplicità detto Pon Sicurezza, non può, neppure se i suoi responsabili lo desiderassero, finasnziare l'acquisto di case per i rom. Questo perchè essendo appunto un "programma" e non un mero capitolo di spesa ove ognuno può attingere secondo necessità, ogni euro è già destinato a scopi prefissati e con modalità concordate con la Commissione Europea, cofinanziatrice. Per sincerarsi di tutto ciò, basta leggerselo il Programma (che è regolarmente in rete) oppure rivolgersi al competente ufficio del Dipartimento della Pubblica Sicurezza.

lunedì, maggio 26, 2008

Il prof. Savona all'ABI







L'analisi presentata dal Prof. Ernesto Savona, dell'università cattolica di Milano, nel corso dell'odierna (26.5.2008) edizione del noto seminario di studi dell'ABI "Banche e Sicurezza 2008 - soluzioni, strumenti e metodologie per una nuova strategia di protezione" è interessante sotto molti punti di vista e non si può certamente affermare che lo studioso di Transcrime non sia un intellettuale originale e coraggioso. Non posso certamente rappresentare tutti i punti trattati dallo studioso ma vorrei almeno considerarne una sua ardita teoria che mi è parsa particolarmente meritevole di attenzione, in quanto sembra risolvere la questione di quale sia il legame (psicologico e mediatico più che reale) che determina la facile equazione immigrazione=criminalità.
I delitti, afferma Savona richiamandosi all'autorità di altro criminologo di cui colpevolmente non ho annotato il nome, sono commessi prevalentemente da individui giovani, in genere compresi tra i 15 e i 25 anni. Poichè la nostra società si avvia velocemente all'invecchiamento a causa di una infrenabile denatalità, gli indicatori oggettivi di delittuosità dovrebbere conseguenzialmente declinare. Non declinano per lo stesso motivo per cui non diminuisce il numero complessivo dei cittadini italiani (asserstato da anni sui 58 milioni circa) e cioè grazie alla presenza dell'immigrazione straniera. Gli stranieri, pertanto, non delinquerebbero di più perchè stranieri (cosa ovviamente che appare insostenibilile per chiunque non sia un ottuso xenofobo) ma semplicemente perchè sono mediamente molto più giovani e pertanto molto più a rischio.
Se quello che afferma Savona è vero (e non ho motivo di dubitarne) è esatta anche la sua seconda conclusione: è inutile operare politiche di contenimento del crimine rivolte agli stranieri; molto più intelligente ipotizzare strategie rivolte ai giovani e per giovani non si devono intendere i 14/18enni (ormai irrecuperabili, qualora avvezzi alla malvivenza) bensì i ragazzini dei primissimi anni delle elementari.



Il Prof. Savona ricorda che "secondo molti studi sulla devianza e sul disagio giovanile intervenire sull'aggressività dei bambini riduce di molto il rischio che questi sviluppino nell'adolescenza comportamenti aggressivi e comportamenti devianti nell'età adulta..."
Ciò mi ricorda quel vecchio detto arbitrariamente attribuito al Mazzarino "datemi i primi sette anni di vita di un uomo...."