lunedì, maggio 03, 2010

Forse è necessario un ripensamento sull'utilizzo della videosorveglianza....

Qualcuno borbotterà, a ragione, che ho una bella faccia tosta e che dal mio pulpito una simile predica non può proprio venire. Ma Indro Montanelli diceva che solo gli imbecilli non cambiano mai opinione e io imbecille del tutto non devo essere visto che, sull'argomento, l'ho decisamente cambiata. In materia di videosorveglianza abbiamo esagerato e siamo andati di molto oltre gli intendimenti originari. Quando il grande prefetto Luigi De Sena mi parlava di opzione tecnologica per limitare la militarizzazione del territorio e ridurre le ingenti spese di personale, io quasi inevitabilmente, nel redigere faticosamente i paragrafi del Pon Sicurezza, traducevo in pratica quell'indicazione con pregetti di videoseorveglianza. Anche quando De Sena si occupò di altrecose e i miei interlocutori divennero i Prefetti Procaccini ed Amoroso, la comune passione per i sistemi di videosorveglianza non accennò a diminuire.
Ma dobbiamo essere chiari. Non avevamo alcun intendimento di sostituire il controllo del territorio ad opera delle forze di polizia con un mero reticolato di telecamere ed eravamo tutti pienamente consapevoli dei limiti dello strumento. La telecamera era incaricata di incrementare le potenzialità di intervento delle forze di polizia e giammai di sostituirsi ad esse. Peraltro, la ricerca scientifica nel settore prometteva meraviglie: telecamere "intelligenti" in grado di attivarsi esclusivamente in presenza di eventi significativi, telecamere capaci di riconoscere volti selezionati in una folla, telecamere capaci di individuare in tempo reale targhe segnalate tra la moltitudine di auto transitanti per un'autostrada.In verità, non tutte queste funzionalità erano perfette e alcune di esse non hanno corrisposto i risultati sperati. Ma non è stato questo il punto.
Tutti noi eravamo consapevoli che la videosorveglianza sarebbe stata utile solo se accompagnata da un forte potenziamente delle Sale Operative, un'adeguata formazione di personale che imparasse ad utilizzare lo strumento secondo le sue potenzialità e attitudini e, ultimo ma non ultimo, una serie di interventi mirati sul medesimo territorrio di carattere sociale che operassero sinergicamente ad incrementare la sicurezza, nonostante una ipotizzata minore presenza di "divise" nell'area interessata. Per quest'ultimo motivo, accanto ad un asse "tecnologico", si è sempre posto uno speculare asse di interventi di supporto sociale che abbiamo scelto e condiviso con il partenariato socioistituzionale.
Le successive strategie hanno poi seguito percorsi diversi e non costruiti sull'elemento "deterrenza da videosorveglianza". Questa è stata, in definitiva, vista più come un'opportunità ulteriore fornita alle attività di indagine (quindi, a seguito di un reato) che come la regina delle attività di prevenzione, che, come tutte le regine, necessitava di una corte di interventi di integrazione e coronamento.