venerdì, febbraio 24, 2017

Immigrazione: si può cominciare a ragionare?

La gestione dell'imponente impatto migratorio rappresenta certamente il più grave tra i problemi che il continente europeo (e l'Italia in particolare) devono affrontare in quest'epoca di globalizzazione radicalizzata in cui sembra che alcun confine sia più barriera a nulla e a nessuno. Non ho intenzione di affrontare questo difficile tema in questo post: se ne è discusso anche troppo e non è difficile per il lettore trovare in rete qualche milione di pagine di autori più accreditati di me e di divulgatori più informati, tutti armati di soluzioni che hanno l'unico difetto di non funzionare. Io di facili soluzioni non ne ho e il mio contributo sarebbe egualmente insignificante. Quello che mi preme sottolineare in questo breve intervento è l'esigenza di rifuggire dalle semplificazioni e di evitare di cadere, nell'affrontare il tema, in un'ottica manichea che veda tutto il bene da una parte (la nostra) e tutto il male dall'altra (quella che dissente dalle nostre opinioni). Cominciamo invece a comprendere che qualsiasi posizione si possa assumere nei riguardi nel fenomeno migratorio, si possono portare a proprio sostegno buone argomentazioni e altrettanto possono fare coloro che sostengono le posizioni contrarie. Smettiamo di credere che, in questa materia, esistano "i buoni" e "i cattivi" ed evitiamo di etichettare coloro che dicono cose che non ci piacciono con appellativi poco commendevoli. La questione è troppo seria per trattarla alla stregua di una squallida polemica politica finalizzata a sottrarre qualche pugno di voti a questo o a quello. Come tutti i fenomeni di questo mondo, infatti, l'immigrazione è per il nostro Paese contemporaneamente una opportunità e una minaccia. Chi vuol vedere solo uno dei due caratteri, sbaglia. E' necessario considerarli entrambi. Non basta pertanto dire "l'immigrazione ci serve" senza aggiungere "quanta" immigrazione serva e "che tipo" di immigrazione debba entrare nel nostro Paese e, per converso, non basta dire "non bisogna fare entrare gli immigrati che non hanno diritto" senza specificare con quali modalità si intenda impedirlo e dimostrare che queste modalità siano praticabili e legittime. Concludendo, non sarebbe difficile - ma non mi sembra che la politica vada in questa direzione - determinare in Italia le condizioni per cui il Paese non sia più attrattivo per chi non fugga veramente dalla guerra e dalle persecuzioni e pertanto ridurre l'ingresso di migranti senza venir meno al doveroso rispetto dei diritti umani. Basta ragionare e le soluzioni si trovano. Ma c'è ancora chi voglia ragionare?

giovedì, febbraio 23, 2017

Era necessario abolire il Corpo Forestale dello Stato?

Dopo il risultato referendario - come noto, negativo per il governo all'epoca al potere - vi è stato un complessivo ripensamento della politica c.d. "renziana", come al solito più dialettica che sostanziale. Non mi interessa valutare se la politica di quello che fu il "governo Renzi" sia stata buona o cattiva; vi sono su questo argomento alcune centinaia di migliaia di commentatori più abili ed informati di me e lascio loro volentieri la parola. Pensate al riguarda come più vi aggrada. Ma una critica, una sola, ritengo di poterla muovere e ciò sia al governo che prese quella decisione sia alla politica "successiva" che non mi sembra abbia in animo di metterla in discussione. Era proprio necessario - mi domando - abolire il Corpo Forestale dello Stato? Si trattava infatti di un corpo di polizia particolarmente "specializzato", abituato ad operare in contesti ambientali estranei ai colleghi di altri corpi, molto amato dalla cittadinanza, anche perché faceva soprattutto prevenzione ambientale e produceva molto meno repressione, Quanto "risparmio" avrà mai portato l'accorpamento di questa Amministrazione con l'Arma dei Carabinieri? ne valeva la pena?
Ho avuto tra i miei collaboratori alcuni funzionari del Corpo Forestale dello Stato, con cui sono sempre andato molto d'accordo anche perché ammirato dal loro spirito aperto, fortemente indirizzato all'innovazione e dalla loro competenza su argomenti specifici, così importanti e così ignoti alle moltitudini. Con tutta la stima che nutro per l'Arma dei Carabinieri, non li vedo proprio con addosso una divisa della Benemerita. Si tratta di formazioni culturali molto diverse (entrambe ottime, sia chiaro, ma, nonostante ciò estremamente diverse e non si tratta solo del fatto che una ha una caratterizzazione militare mentre l'altra profondamente civile) e non dubito che questa sciagurata operazione di "fusione fredda" determinerà un giorno una deflagrazione, con danni per la salvaguardia del nostro ambiente. Già oggi, diciamolo francamente, vedere quei mezzi di montagna o avvezzi alle stradine boschive, caratterizzati dal tradizionale color verde del CFS, con la scritta "carabinieri" fa un po' sorridere e appare sorniona bizzarria. Signori governanti, chiunque voi siate, riportate alla sua secolare indipendenza il Corpo Forestale dello Stato. Ve lo richiede la logica e anche un po' il sentimento.