giovedì, luglio 10, 2008

Oggi la presentazione a Palermo alla presenza del Ministro Maroni.


Roma, 9 lug. (Apcom) - Sarà presentato domani a Palermo, alla stampa italiana e internazionale il Pon "Sicurezza per lo Sviluppo - Obiettivo Convergenza" 2007-2013, il Programma interforze attraverso il quale l'Unione Europea e il Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell'Interno stanziano 1 miliardo e 200 milioni di euro per la sicurezza nel Mezzogiorno.
All'evento sarà presente il Capo della Polizia, Prefetto Antonio Manganelli, un rappresentante dell'Unione Europea e il Ministro dell'Interno, On. Roberto Maroni, che terrà una conferenza stampa per illustrare i risultati raggiunti in questi anni e presentare i progetti dedicati al prossimo quinquennio.
La conferenza, in programma domani alle 18 presso il Grand Hotel Villa Igiea a Palermo, seguirà la seduta plenaria del Comitato di Sorveglianza, l'organismo istituito con decreto del Ministero dell'Interno che assicura l'efficienza e la qualità dell'esecuzione del Programma, occasione in cui sarà stilato un bilancio degli interventi che, dal 2000 al 2006, hanno contribuito ad accrescere la sicurezza e lo sviluppo socio-economico e a rilanciare il ruolo delle Forze dell'Ordine nelle Regioni Obiettivo 1 del Sud Italia.
Tra gli interventi più rilevanti realizzati e in corso di realizzazione, l'istituzione di una rete in Ponte Radio e Fibra Ottica al servizio delle Forze di Polizia; l'informatizzazione delle banche dati e della trasmissione di notizie tra le varie Forze dell'Ordine (che ha ridotto del 92,5% il tempo medio di trasmissione delle informazioni); il potenziamento degli standard di sicurezza della rete ferroviaria del Mezzogiorno; l'incremento tecnologico per la protezione delle aree archeologiche, insieme a interventi di ordine sociale come la confisca e il recupero dei beni in possesso della criminalità organizzata, che tra il 2002 e il 2007 sono stati oltre 60, per un valore di 23 milioni di euro.
Sappiamo quanto sia difficile e faticoso organizzare un Comitato di Sorveglianza e stentiamo ad immaginare cosa significhi farlo alla presenza del Ministro. Inviamo pertanto alla Autorità di Gestione, agli amici della segreteria e all'assistenza tecnica di quel Programma un sentito e cordiale "in bocca al lupo". Sarà un successo.

martedì, luglio 08, 2008

SoS Impresa e l'associazionismo militante contro l'illegalità




Sos Impresa è un'associazione nata nel 1991 a Palermo su iniziativa di un gruppo di commercianti desiderosi di opporsi al racket e difendere la loro dignità dalla prepotenza della criminalità organizzata. Presieduta oggi da Lino Busà (nella foto in alto) coideatore con chi vi scrive e con Andrea Colucci di Confcommercio di talune iniziative di diffusione della legalità, finanziate dal Fondo Sociale Europeo nell'ambito del Pon Sicurezza, l'associazione promuove l'elaborazione di strategie di contrasto all'usura e al racket nonchè a tutte le forme di criminalità che ostacolano la libertà di impresa e, pertanto, la possibilità di sviluppo endogeno del territorio. Le inniziative realizzate nel corso degli anni sono state innumerevoli.

Ne parliamo in questa sede non certo per far pubblicità all'associazione dell'amico Busà; non ne ha infatti bisogno e non saranno i venticinque lettori di questo blog a modificare i suoi, già alti, livelli di prestigio tra gli addetti ai lavori, tenuto anche conto della forte veicolazione indotta da Confesercenti. Ci sembra, invece, importante farne cenno come esempio di possibile e valida integrazione tra l'associazionismo dei privati e la funzione pubblica esercitata dallo Stato in materia di sicurezza e legalità. Il cittadino, è noto, si sente troppo spesso soggetto passivo ed inerme nel conflitto tra illegalità e civile convivenza e mi pare una saggia politica quella di canalizzare questo sano desiderio di parteciopazione e di sostegno alle istituzioni verso forme strutturate di collaborazione. Sulle "ronde", ad esempio, si è detto e scritto molto ma anche coloro che le censuramo e ne auspicano la scomparsa percepiscono che dietro ad esse, spesso se non sempre, vi è il desiderio del cittadino "di fare qualcosa", di non limitarsi a delegare, ad assistere inerme.
Se manifestato nelle forme opportune, questo desiderio di partecipazione non solo è legittimo ma rappresenta una grande speranza di riscatto, sopratutto nelle aree meridionali, ove si è determinato prevalentemente su modalità di contrasto alle attività usuraie ed estorsive. La diffusione della cultura della legalità diviene pertanto qualcosa di ben diverso dallo stanco ripetersi di manifestazioni di mero civismo, spesso relegate nell'etereo ambito intellettuale, bensì si trasforma in attività consapevole e militante a fianco delle Prefetture e delle Forze dell'Ordine.

lunedì, luglio 07, 2008

Il futuro del Pon Sicurezza


Il Programma Operativo Nazionale “Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno” 2007-13 che tra pochi giorni celebrerà il proprio Comitato di Sorveglianza a Palermo sarà l’ultimo strumento finanziario di questo tipo che il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale riserverà alle regioni del Mezzogiorno (più precisamente, alle quattro regioni in “obiettivo convergenza”). Non vi saranno probabilmente altre prove di appello: il miliardo e centosettasette milioni di Euro, tra finanziamento comunitario e quota nazionale, che, attraverso il Ministero dell’Interno Autorità di Gestione del Pon, si riverserà sulle Regioni più aggredite dalla criminalità organizzata per acquisire tecnologie innovative di prevenzione e contrasto e per diffondere la cultura del lavoro e della legalità, sarà presumibilmente l’ultimo.

Non disperdere questa possibilità appare pertanto assolutamente prioritario. Le “politiche regionali” in materia di sicurezza per lo sviluppo non sembrano tuttavia sufficientemente coordinate e, per lungo tempo, le amministrazioni regionali di Sicilia, Puglia, Calabria e Campania hanno persino posto in dubbio l’esigenza di un’ulteriore strumento addizionale per contrastare la criminalità presente sui loro territori. Rispetto al 1999/2000, periodo in cui si sviluppavano le strategie che avrebbero accompagnato il precedente Pon Sicurezza, il Programma appare meno capace di suscitare entusiasmi ed aspettative tra i cittadini e le aziende del nostro Mezzogiorno. Il ricorso copioso alla tecnologia e l’utilizzo mirato ed emblematico dei beni confiscati alla criminalità organizzata, seppur sempre molto utili, non sembrano più soluzioni decisive e la stessa tensione al contrasto al racket e all’usura sembra intiepidirsi.

Questo momento di difficoltà, secondo gli addetti ai lavori, non dovrebbe essere ricondotto solo a problematiche intrinseche di insufficienza progettuale oppure a malrisolte questioni di competenza tra istituzioni. Potrebbe risultare molto utile riscoprire le “ragioni comuni” che, a suo tempo, hanno dato vita ad un intervento pluridisciplinare e plurisoggettivo sul territorio, riflettere sui motivi per i quali non tutte le opportunità sono state colte, rivalutare la funzione determinante della concertazione attribuendo al partenariato un ruolo concreto, indicare soluzioni partecipative di tipo innovativo, quali ad esempio la valutazione d’impatto di sicurezza (VISL), che porrebbe la questione “legalità” al centro delle dinamiche di sviluppo del nostro Mezzogiorno.

Il concetto essenziale è quello di non ricondurre il Pon Sicurezza ad un mero contenitore finanziario. I risultati in termini di impegno e spesa sono importanti, ma molto meno di quanto non si finisca poi per credere. Ciò che sarebbe veramente gravido di conseguenze incalcolabili non sarebbe il perdere qualche milione di euro quanto invece il cessare di credere di essere in grado di contribuire a creare “condizioni di contesto” per uno sviluppo endogeno e sostenibile e a liberare il Mezzogiorno almeno dagli aspetti più gravi dello “zavorramento” operato dalla criminalità.

venerdì, luglio 04, 2008

Le affascinanti soluzioni ai tagli della Finanziaria


Le politiche di sicurezza per lo sviluppo non sono sovrapponibili a quelle, di carattere generale, che assicurano l’ordine e la sicurezza pubblica, di esclusiva competenza del Ministro dell’Interno. Sarebbe tuttavia ingenuo ritenere che ne possano prescindere e che una eventuale minaccia al livello di adeguatezza delle forze di polizia non determini effetti negativi consequenziali nella materia che più ci interessa. La premessa è necessaria poiché può sembrare che i “tagli alla finanziaria” siano argomento che non ci possa e non ci debba interessare, poiché le politiche di sviluppo sono finanziate da risorse aggiuntive che nulla hanno da condividere con quelle ordinarie di cui si è recentemente comunicata la necessaria riduzione. Le cose, tuttavia, sono meno semplici. Il Ministro Maroni ha comunicato una riorganizzazione dei presidi di polizia per ovviare al taglio di circa 480 milioni previsto per il suo ministero. Nei prossimi giorni sarà costituita una commissione straordinaria, con rappresentanti anche esterni, per riorganizzare la struttura sul territorio e realizzare economie di scala che possano ovviare al taglio sofferto. La volontà dichiarata è quella di ovviare a duplicazioni e sovrapposizioni delle forze di polizia, creando un sistema di sicurezza pubblica più razionale ed efficiente. Gli intendimenti sono certamente buoni anche se non paiono aver convinto i sindacati di polizia che manifestano forti perplessità e preoccupazioni, dichiarando una perdita complessiva di circa 1600 agenti.
Andando oltre ogni possibile polemica, nel cui merito non abbiamo competenza per entrare, ci pare tuttavia opportuno affermare un principio (ovvio per gli addetti ai lavori) che non deve mai essere dimenticato: la carenza di politiche ordinarie vanifica ogni politica aggiuntiva. Termini come “coordinamento”, “integrazione” sinergie” “razionalizzazione” hanno un fascino perverso: esprimono infatti concetti condivisibili, anzi necessari, ma possono in qualche modo drogare l’esatta percezione delle forze poste in campo. La stessa sicurezza per lo sviluppo, finanziata dai fondi strutturali o comunque aggiuntivi, perderebbe ogni senso se non avesse il conforto di forze di polizia efficienti e ben organizzate sul territorio.
Tutti noi ci rendiamo conto delle difficoltà finanziarie in cui versa il Paese ma evitare di tagliare i finanziamenti al Ministero dell’Interno sarebbe decisione saggia.

martedì, luglio 01, 2008

Roberto Avena e la sicurezza per lo sviluppo del turismo.


L'arguto e battagliero Roberto Avena, esperto per le politiche di sicurezza della UGL, ha preannumciato per il prossimo Comitato di Sorveglianza del Pon Sicurezza che avrà luogo a Palermo, una relazione finalizzata a sollecitare maggiore attenzione per i "giacimenti culturali" esistenti nel nostro Mezzogiorno. Le politiche di sviluppo, secondo il nostro amico, dovrebbero tener in maggior conto il fatto che la principale "industria" del nostro Paese è da sempre il turismo e, senza di esso, la nostra esposizione verso l'estero sarebbe drammatica; nonostante ciò, il turismo viene considerato un fatto acquisito che non merita ulteriore cura ed interesse. Nella disattenzione generale, l'Italia scende pertanto inesorabilmente nella classifica dei paesi interessati dai maggiori flussi turistici e, cosa ancor più grave, le regioni meridionali intercettano solo una piccolissima parte di quei traffici. Perchè il turista europeo non viene in massa a passare le vacanze nel nostro Mezzogiorno? I motivi sono molti e diversificati ma si possono condensare nella frase "assenza di servizi". Nessuno creda che basti ancora un mare azzurro (quando ancora ci sia) e un panorama incontaminato (anch'esso sempre più raro) per contare sull'arrivo di ingenti risorse vacanziere; il turista vuole trovare sul luogo di villeggiatura una struttura in grado di supportarlo adeguatamente sia nel settore dei divertimenti sia in quello della propria tranquillità. Pochi sono ormai i turisti (in un continente che invecchia sempre più) disposti a recarsi in luoghi ove le strutture sanitarie siano inaffidabili oppure le condizioni di sicurezza precarie. Affermare, e dimostrare, che le nostre città sono divenute più sicure ed accoglienti è quindi un modo intelligente di effettuare promozione turistica e le politiche di sicurezza per lo sviluppo non possono pertanto non considerare primaria anche questa funzione. Questa è la richiesta che, per quanto abbiamo capito, Roberto Avena getterà sul tavolo di discussione. Aspettiamo con ansia la copia della sua relazione (che il sindacalista ci ha già promesso) per verificare se le nostre impressioni corrispondano a verità.