venerdì, luglio 31, 2009

Il Mezzogiorno e lo "scudo" della mafia

Traggo da http://www.lavoce.info/ questo importante contributo del prof. Centorrimo, di cui (non tutto mi convince) si potrebbe discutere direttamente su quel sito

LA MAFIA CON LO SCUDOdi Mario Centorrino 30.07.2009
Solo una parte trascurabile dei capitali rientrati in Italia con gli scudi fiscali dei primi anni Duemila si è diretta verso investimenti a rischio nell'economia reale. Del terzo scudo potrebbero ora approfittare le holding mafiose. Legalizzando a costi molto bassi somme che potrebbero alimentare circuiti di usura e di appropriazione di aziende in difficoltà. Nel Mezzogiorno avremmo così il paradosso di misure apparentemente di lotta alla criminalità organizzata, ma che invece finirebbero per facilitare l'aggressione a quel che resta di economia legale.
Le perduranti difficoltà di accesso al credito, denunzia il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, favoriscono fenomeni di usura e scalate alla proprietà di aziende, grazie alla disponibilità di liquidità acquisita illegalmente.Sono due fenomeni molto diffusi elevati nel Mezzogiorno dove, secondo recenti dati, sono a rischio usura 500 mila famiglie e 600 mila piccoli imprenditori. (1)
CAPITALI RIENTRATI E INVESTIMENTI
Come si collega a questa situazione l’imminente rientro di capitali illecitamente esportati all’estero, il cosiddetto scudo fiscale ter, inserito nel pacchetto anticrisi? L’entità dei capitali italiani riparati nei paradisi fiscali, dopo i primi due scudi fiscali (2001-2003) che riportarono in Italia circa ottanta miliardi, non è facilmente stimabile: si parla di circa 500 miliardi di euro attualmente nei conti off-store di società e trust di tutto il mondo. E ne dovrebbero rientrare tra i 60 e i 100 miliardi.Nella precedente esperienza si valuta che le somme rientrate in Italia non si sono dirette, o lo hanno fatto solo in parte trascurabile, verso investimenti a rischio nell’economia reale. Val la pena ricordare che i precedenti scudi fiscali tendevano a recuperare capitali fuggitivi per paura di una svalutazione dell’euro. Questo terzo scudo fiscale è dedicato a capitali che hanno cercato, con successo, soprattutto di sottrarsi all’imposizione fiscale.Quel che interessa il Mezzogiorno non è tanto la quota spettante del “tesoretto” sanato quanto il pericolo che lo scudo fiscale si risolva a favore del crimine organizzato e vada ad alimentare circuiti di usura e di appropriazione di aziende in difficoltà.Cosa sappiano della sorte effettiva toccata agli ottanta miliardi della passata manovra? Sono stati incamerati dal sistema bancario, sostiene il sostituto procuratore nazionale anti-mafia, Alberto Cisterna, senza che ne sia scaturito un numero significativo di operazioni sospette (meno di cento, in realtà). E senza alcun serio monitoraggio, continua Cisterna, sulle costituzioni delle provviste all’estero, sui loro titolari in Italia, sulle destinazioni degli impieghi ripuliti, con effetti negativi sul contrasto alla legalità. (2)
IL PERICOLO DELL'ANONIMATO
Proviamo a formulare una sintesi delle diverse posizioni sul punto. Il governo, a buon diritto, vanta il fatto che ora tutte le attività finanziarie detenute nei paradisi fiscali si presumono costituite, salvo la prova contraria, mediante redditi sottratti a tassazione e che sono esclusi dai benefici dello scudo fiscale 2009 i proventi di ogni tipo di reato. Dunque, sempre secondo il governo, le sanzioni contro i patrimoni della mafia hanno raggiunto livelli di inedita severità.Guardiamo alla questione sotto un altro profilo, riportandoci alle argomentazioni di Cisterna. L’azione del governo contro i patrimoni illegali serve a poco, viene osservato, se contestualmente non se ne accompagna il rientro con misure investigative e di controllo. Resta trascurato il tema che riguarda la predisposizione di strumenti d’indagine per individuare le ricchezze illegali. E sul piano delle risorse investigative non s’intravede alcuna prospettiva di potenziamento così come l’imminente intervento sulle intercettazioni rischia di lasciare sguarnite le indagini sulla criminalità economica e sui reati dei “colletti bianchi” contigui alla mafia: bancarotta, falso in bilancio, riciclaggio. Qualcuno obietta che nell’ambito di una manovra di rientro dei capitali è assai difficile distinguerne la natura. Ma, viene ribattuto dagli esperti, Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza sarebbero in grado, se ci fosse la cosiddetta volontà politica, di progettare e realizzare un sistema di controlli tali da garantire la tracciabilità di capitali in rientro e stabilire gli effettivi titolari dei conti correnti.È improbabile che lo scudo fiscale 2009 faccia rientrare capitali nel Mezzogiorno utili per sostenere la sua economia. Èinvece possibile che holding mafiose, approfittando dell’anonimato che caratterizza il provvedimento, approfittino dell’opportunità di poter utilizzare patrimoni “parcheggiati” all’estero e ora, “sdoganati” a costi risibili, per creare circuiti finanziari paralleli, approfittando di un “credit crunch”, che nel Mezzogiorno, per paradosso, gli istituti bancari negano, ma in tanti soffrono. E sarebbe opportuno che l’Antimafia ufficiale, giustamente impegnata oggi su “papelli” e “agende rosse”, rivolgesse un occhio attento anche a misure apparentemente di lotta alla criminalità organizzata ma che invece, a ben vedere, ed anche questo è un paradosso, potrebbero facilitare l’aggressione a quel che resta nel Sud di economia legale.
(1)Giornale di Siciliadel 5 luglio 2009.(2)Il Sole 24Ore del 18 luglio 2009.

mercoledì, luglio 15, 2009

Intesa su Videosorveglianza: Maroni: "commercianti più sicuri"


(ASCA) - Roma, 14 lug - ''Un passaggio importante nel contrasto alla criminalita' diffusa che svolgiamo quotidianamente in modo piu' che soddisfacente''. E' il commento del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, alla stipula, avvenuta stamane al Viminale, del protocollo di intesa relativa al progetto ''Securshop'', con Confcommercio e Confesercenti, per la videosorveglianza nei locali commerciali.Un sistema a rete che potra' contare, ha spiegato da parte sua il capo della Polizia Antonio Manganelli, anche sui contributi video prodotti dalle societa' di vigilanza privata al fine investigativo e probatorio.Di fatto, da oggi, grazie anche ai progressi in questo settore, gli esercizi commerciali potranno, quindi, dotarsi dei sistemi piu' avanzati di videosorveglianza, tutti collegati con le sale operative di polizia e carabinieri. Un sistema che il commerciante potra' attivare con la semplice pressione di un pulsante e che attivera' le immagini in diretta nelle diverse sale operative.''I negozi e gli esercizi commerciali che si doteranno di questi sistemi - ha spiegato Maroni - potranno considerarsi piu' sicuri e piu' protetti. Continuiamo sulla strada gia' intrapresa di contrasto al crimine diffuso che ha gia' portati a ottimi risultati''.
Il Ministro Maroni riprende una iniziativa che già aveva avuto un significativo successo e che meritava di essere ripetuta. Adesso occorrerà certamente procedere in modo "mirato", a tutela sopratutto di due categorie di esercenti: i tabaccai e i benzinai. Costoro infatti sono particolarmente esposti - in particolare a causa della presenza di contanti - agli assalti della piccola e media criminalità. Al punto da essere definiti "il bancomat del crimine".

lunedì, luglio 13, 2009

Leonardo Gallitelli, nuovo comandante dell'Arma


L'esperienza nei fondi strutturali porta evidentemente fortuna. Il Generale di Corpo d'Armata dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, è stato infatti nominato Comandante Generale dell?arma. Ovviamente i meriti annoverati da questo valentissimo ufficiale vanno molto oltre la sua breve esperienza nell'ambito del Pon Sicurezza, ma quel momento è stato importante per noi per conoscerne ed apprezzarne le grandi capacità.
Vadano pertanto al Generale Gallitelli gli auguri di questo blog. Difficilmente li leggerà, ne siamo coscienti. Ma ci faceva piacere farglieli lo stesso.