
"Bracialetti costosi, anzi costosissimi, più che se fossero fatti di oro diamanti e pietre preziose. Si tratta dei bracialetti elettronici nati come sistema alternativo alla detenzione (...) uno spreco da 110 milioni di euro per la realizzazione di un sistema che però non viene applicato dai magistrati. Il dott. Donato Capece, segretario generale del sindacato di Polizia penitenziaria, ha spiegato che di questi bracciali ne sono stati realizzati 400, ma che allo stato attuale solo 1 è impiegato a Milano e gli altri 399, chiusi in un caveau del Ministero dell'Interno.
Il braciale doveva servire a controllare i dentenuti agli arresti domiciliari limitando così il sovraffolamento delle carceri. Prima ancora della loro sperimentazione, durante il governo Amato, nel 2001, era stato siglato un accordo tra l'allora ministro dell'interno, Enzo Bianco, e l'ex Guardasigilli, Piero Fassino, con Telecom. Il contratto della durata di 10 anni prevedeva l'impiego dei bracialletti per 11 milioni di euro l'anno, che da allora i contribuenti versano alla Telecom, pur non venedo usati."
Sin qui la denuncia di Striscia la Notizia che ha fatto indignare molti videoascoltatori. Come dar loro torto? Sembrerebbe un caso lapalissiano di malgestione della cosa pubblica e uno spreco gravissimo da addebitare al Ministero dell'Interno. Ma probabilmente la questione è più complicata. Il Ministero dell?interno non ha alcun interesse a non utilizzare i braccialetti già acquistati e non sembrerebbe affatto vero che essi non funzionano, tanto che sono regolarmente utilizzati in Francia e in altri paesi nel mondo. Allora? Semplicemente il sistema del braccialetto, pur segnalando tempestivamente un eventuale allontanamento, non è, come ovvio, idoneo ad impedire l'evasione del detenuto. I magistrati non si fidano, sono preoccupati dei possibili esiti di una estensione del sistema dopo che, così si vocifera, un detenuto si sia dato alla fuga. Ma i braccialetti sono utili se adoperati nella consapevolezza dei loro limiti, su soggetti mirati. Basterebbe un po' di coraggio.